La frontiera tra Kenya ed Uganda è tornata ad infiammarsi: venerdì scorso centinaia di uomini della tribù dei Pokot hanno sconfinato in territorio ugandese, attaccando diversi villaggi nel distretto di Kapchorwa; obiettivo del raid il bestiame della tribù Sabiny.
L’attacco sarebbe stato sferrato nelle prime ore del mattino e sarebbe proseguito per alcune ore. I Pokot avrebbero ucciso circa 30 persone, alcune delle quali arse vive, e distrutto 200 case, portando via un migliaio di capi di bestiame. Numerose sarebbero anche le persone disperse.
Gli scontri tra le tribù al confine tre Kenya ed Uganda per le razzie del bestiame sono abbastanza frequenti: lo scorso gennaio un altro attacco dei Pokot aveva causato più di 50 morti. Dopo l’accaduto, molti parlamentari hanno chiesto al presidente ugandese Museveni un aumento delle forze di sicurezza nella regione ed un maggior coordinamento con la polizia keniota.
I ribelli tornano a colpire
Si fa sempre più difficile il dialogo tra il governo ugandese ed i ribelli del LRA. La scorsa settimana i guerriglieri capeggiati da Joseph Kony hanno compiuto un’imboscata nei pressi di Moroli, a circa 50 km dalla città di Gulu. Nell’attacco sarebbero morte otto persone, tra cui un membro della redazione del giornale filogovernativo “New Vision”.
L’attacco ha colto di sorpresa le UPDF (l’esercito ugandese) perché compiuto su di una strada che era stata dichiarata sicura e su cui non erano avvenuti scontri negli ultimi nove mesi. Sembra inoltre che i servizi di sicurezza ugandesi abbiano scoperto un piano dei ribelli per catturare Selim Saleh, alto comandante dell’esercito e capo del team di negoziatori del governo ugandese. A causa degli ultimi avvenimenti, i colloqui di pace verranno sospesi per una settimana.