Il cessate-il-fuoco dichiarato dal presidente Museveni nel distretto di Pader per permettere i negoziati di pace è scaduto il 31 marzo.
L’esercito ugandese ha ripreso le operazioni contro i ribelli, bombardando lo scorso weekend alcune postazioni del LRA nei distretti di Pader e Gulu.
Il numero delle vittime è difficile da accertare, ma una trentina di ribelli sarebbero morti. Il revrendo comboniano Carlos Rodriguez ha dichiarato che l’attacco avrebbe provocato anche un imprecisato numero di vittime tra i civili.
E’ quindi svanita la speranza per una soluzione pacifica del conflitto, dopo che la cessazione delle ostilità il mese scorso aveva fatto pensare ad un possibile avvio delle trattative di pace. E’ cominciato invece il prevedibile scaricabarile tra le parti, che si accusano a vicenda per il fallimento delle trattative.
Il 29 marzo scorso i ribelli avevano indirizzato una lettera al presidente ugandese, chiedendo che la tregua fosse allargata a tutta la parte settentrionale dell’Uganda, e che venissero fissati una data ed un luogo precisi per l’incontro delle delegazioni. Museveni ha però respinto le richieste dei ribelli, ricordando come in questo mese i ribelli abbiano più volte violato la tregua, dimostrando mancanza di serietà e inaffidabilità.